In una intervista pubblicata il 7 gennaio 2016 sull’Avanti diretto da Mauro del Bue, il compagno socialista Bobo Craxi afferma: “Il Psi è davanti ad un bivio, lo stesso della fine degli anni settanta: ‘Rinnovarsi o perire’”.
Lei, Aldo Potenza, condivide tale affermazione?
“Craxi ha ben motivato le ragioni della sua preoccupazione che è la stessa che ha spinto diversi compagni a dar vita ad Area Socialista. Penso che gli avvenimenti che si sono succeduti nel PSI nel corso dei mesi prima della fine del 2015 siano il sintomo di un malessere diffuso. Diceva Nenni quando era in esilio: “Se i partiti si potessero conservare sott’aceto, andrebbe benone. Ma i partiti vivono nella misura in cui agiscono”.
Come si può credere in buona fede che il PSI possa continuare ad esistere se fa dipendere la propria esistenza da un altro partito? Se non presenta proprie liste alle elezioni politiche; se non ha un’autonomia politica e culturale da esprimere liberamente di fronte alle tantissime questioni aperte; se in privato sostiene che le modifiche costituzionali ed elettorali rischiano di regalarci un governo oligarchico e poi in Parlamento vota a favore di quelle modifiche giudicate in tal modo?
Noi crediamo che sia ancora utile un partito che combatta per le ingiustizie sociali impegnato a sconfiggere il neoliberismo che secondo i dati della Nazioni Unite del 2002 ha prodotto questi risultati: il reddito del 5% più ricco nel mondo è 114 volte quello del 5% più povero.
Nel 1999 il 10% dei paesi più ricchi si collocava 122 volte più in alto del 10% dei paesi più poveri, mentre nel 1980 questo rapporto era di 77 a 1, ovvero si è prodotta una distanza di quasi il 60% in pochi anni. Allora serve o no un partito che si ponga il problema della redistribuzione delle ricchezze? E chi se non un partito socialista combattivo che si riscopra e sostenga i valori del socialismo democratico? Ecco il motivo del nostro impegno“.
Lei è il coordinatore nazionale di Area Socialista, un movimento di opinione interno al PSI che vede coinvolti importanti esponenti del PSI. In Umbria Area Socialista è presente, si sta organizzando oppure è soltanto un movimento nazionale?
“Desidero precisare che Area Socialista ha figure ben più importanti di me, il mio è solo un servizio di brevissima durata. Riguardo all’Umbria abbiamo fondato una associazione che ha un obiettivo forse anche più ambizioso e per tale motivo l’abbiamo chiamata Area Riformista l’intento non si limita alle azioni che riguardano il PSI, ma si ripropone una ricomposizione di quanti sentono il richiamo di un impegno al servizio della comunità locale e nazionale ispirato ovviamente ai principi del socialismo riformista democratico“.
Rimanendo nella nostra Umbria, mi permetterei di dire che oggi abbiamo un Consiglio Regionale monocolore (il PD detiene 12 consiglieri su 20). Quale può essere in questo scenario il futuro del PSI?
“A mio avviso senza il sostegno di una politica nazionale, per le ragioni che ho anticipato rispondendo alla sua prima domanda, il PSI umbro non avrà molte prospettive. Anche nella nostra regione per sopravvivere non si è ricorsi al simbolo del partito, ma ad altre simbologie proprio perché era chiaro a tutti lo scarso richiamo del simbolo nazionale ormai solo usato per riconoscersi in una comunità, ma non come vessillo capace di raccogliere consenso.
Mi sembra che questa sia la dimostrazione che abbiamo smarrito il ruolo politico nazionale. Anche nella nostra regione ormai il destino, a causa di una conduzione nazionale rinunciataria, è affidato alla benevolenza della legge elettorale che il Pd forse vorrà conservare“.
Daniele Cavaleiro – Cronaca Eugubina