Crisi in Portogallo

Nel contributo scritto il 07 marzo 2012 sulla crisi economica che stava attraversando il Portogallo, mi chiedevo: le politiche di rigore che la troika sta imponendo ai vari Stati funzionano davvero?

Da quel mio modestissimo contributo è passato più di un anno, ma purtroppo la situazione del popolo lusitano non è affatto cambiata, o meglio, non è migliorata.

Il premier portoghese ha annunciato l\’ennesimo piano di austerità, per cercare di far fronte alla spesa pubblica e per soddisfare le richieste dei creditori internazionali. Tale piano prevede un allungamento dell\’età pensionabile fino a 65 anni di età, la soppressione di circa 30 mila impieghi pubblici e l\’aumento delle ore di lavoro da 35 a 40 ore settimanali.

Il risultato ottenuto, a parer mio, è disastroso.

Il popolo portoghese ha dato di nuovo dimostrazione del suo malcontento e disagio il 25 maggio 2013, manifestando in piazza ha Lisbona contro le politiche di austerità e chiedendo a gran voce le dimissioni del governo. In questi giorni stanno protestando anche gli insegnanti delle scuole superiori, mettendo in grande crisi oltre 75 mila studenti che devono sostenere gli esami di stato per il Diploma.

Questo piano è la evidente dimostrazione di come il premier portoghese, Pedro Passos Coelho, sia un umile esecutore delle richieste della Troika (Ue, BCE e FMI). Nominato Primo Ministro dopo la vittoria alle elezioni del Partito Socialdemocratico, Pedro Passos Coelho guida una coalizione di centro-destra ultra conservatrice, totalmente inadeguata nel gestire ed attuare le grandi riforme di cui il Portogallo e l\’Europa intera hanno fortemente bisogno.

La situazione sociale del Portogallo è veramente al limite dell\’esplosione e della sopportazione.

Da un sondaggio condotto dall\’Istituto Eurosondages, su un campione rappresentativo, si evince che l\’82% dei portoghesi ritiene utile chiedere la ri-negoziazione dell\’accordo sottoscritto con la Troika; il 47,8% ritiene che l\’attuale governo di centro-destra non avrebbe mai dovuto firmare l\’accordo con la Troika; il 55,1% sostiene che la situazione economica si sia aggravata e che si aggraverà ulteriormente. La Fondação Manuel Francisco do Santos attraverso l\’elaborato “Ritratto del Portogallo”, equivalente al nostro rapporto ISTAT, descrive il Portogallo come un paese a terra, con una disoccupazione al 17,3%; un elevato numero di pre-pensionamenti (oltre 170 mila); una spesa pubblica per l\’istruzione pari al 4% del PIL tra il 2011 ed il 2012 (l\’anno precedente era dell\’8,5%) e quella per la Sanità ridotta al 6,3% rispetto al 9,8% dell\’anno precedente.

Questi numeri non possono e non devono lasciarci disinteressati difronte alla difficile situazione economica e sociale che stanno affrontando i nostri concittadini europei.

Inoltre vanno segnalate, oltre alle forti proteste del popolo portoghese, anche le numerose prese di posizione di autorevoli intellettuali portoghesi, come ad esempio il libro dell\’economista João Ferreira – Porque dovemos sair do Euro (Perchè dobbiamo uscire dall\’Euro).

Personalmente, da europeista convinto, non ritengo giusto attuare politiche di fuoriuscita dall\’euro, come consigliato dall\’economista João Ferreira nel su libro, ma credo fortemente necessaria l\’attuazione di serie politiche di riforma dell\’Euro e soprattutto dell\’Europa, la quale deve diventare sempre più una Europa di popoli, chiudendo definitivamente questa Europa di banche e banchieri. Quindi invito il popolo ed gli intellettuali portoghesi, ad approfondire, divulgare e promuovere nuove e lungimiranti teorie economiche di stampo neo-kenesyano, in grado di far uscire il Portogallo e l\’Europa dalla Grande Crisi nella quale ci troviamo incastrati.

Non riesco a spiegarmi perchè gran parte dei mass-media non prendano minimamente in considerazione la profonda crisi che sta attraversando il Portogallo. Forse per la scarsa dimensione del paese? Non saprei, so soltanto che la protesta sociale diventa ogni giorno più forte, i cittadini portoghesi stanno scendendo nelle piazze in massa intonando canti rivoluzionari, ed avvolte sembra proprio di essere tornati indietro nel tempo, al 1974.
Daniele Cavaleiro
(18 giugno 2013)

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