Un articolo apparso sul Wall Street Journal il 30/03/2014 online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702303978304579471281084210744 illustra il presunto miglioramento della situazione economica del popolo lusitano, ed afferma che il Portogallo è stato “un buon allievo”.
Ma cosa significa essere “un buon allievo”?
Se essere “un buon allievo” significa rispondere supinamente ai dettati imposti dalla Troika (UE, BCE e FMI), si, il governo portoghese è stato efficientissimo.
Il Governo portoghese, guidato da Passos Coelho, ha annunciato un nuovo piano di riduzione della spesa pubblica (prepensionamenti, fusioni, incorporazioni, etc.) per un valore di circa lo 0,8% del PIL.
Analizzando gli indicatori economici è chiaro come il Portogallo si stia sempre più avvicinando ai livelli dei Paesi meno sviluppati dell\’Europa dell\’Est, ma soprattutto emerge una forte emigrazione, con una sensibile diminuzione della popolazione complessiva.
I dati dell\’ Observatório da Emigração (Osservatorio sull\’Emigrazione) ci indicano che dal 2008 sono emigrati circa 400.000 lusitani, stimando una emigrazione di circa 120.000 persone ogni anno. Se ai dati sull\’emigrazione aggiungiamo i dati sulle nascite – solo 90.026 neonati nel 2013 ed una stima per il 2014 in diminuzione di altre 8.000 nascite – mi chiedo se questa sia la strada giusta per aiutare il popolo lusitano ad uscire dalla crisi.
A mio avviso, questi dati sono il chiaro segnale di come la crisi economica si stia trasformando in crisi sociale.
Le note difficoltà economiche del Portogallo hanno avuto una grande accelerazione negli ultimi tre anni (basta guardare i vari dati e trend), ovvero da quando ci si è affidati ciecamente a quelli che erano gli “aiuti” e le “riforme strutturali” imposte dalla Troika (UE, BCE e FMI).
Questo dovrebbe far riflettere non solo il popolo lusitano, ma anche quello italiano e, più in generale, quello europeo.
Tutta questa politica del rigore dove porterà il popolo lusitano? Forse si vuol continuare a far de-crescere l’economia portoghese in omaggio a dogmi politico-economici imposti dal pensiero unico neoliberista anti-democratico, e in vantaggio di chi lucra sui soldi facili concessi dalla BCE e poi li reinveste su titoli di stato di paesi devastati economicamente e socialmente come Grecia, Portogallo, Spagna, Italia etc.?
Ricordo che le banche prendono in prestito il denaro allo 0,25% annuo dalla BCE e lo investono in titoli di stato portoghesi al 5%, creando così un enorme profitto soltanto per se stesse e non anche per famiglie e imprese lusitane, greche, spagnole, italiane massacrate dalla contrazione del credito, oltre che dalla disoccupazione e dall’abbassamento e/o dalla stagnazione (è il caso italiano) di salari e pensioni.
Dove sono le politiche per un rilancio industriale e commerciale, per una piena occupazione, per garantire il diritto ad un lavoro dignitosamente retribuito a tutti e a ciascuno, per una sostanziale e lungimirante giustizia sociale?
Domande cui i membri delle nuove istituzioni europee in via di costituzione e i vari capi di stato e di governo delle nazioni del Vecchio Continente dovranno prima o poi dare risposta, al cospetto del Popolo Sovrano.
Daniele Cavaleiro