POLITICA: BETTINO CRAXI E IL SOCIALISMO LIBERALE

Dalle decisioni della politica, volenti o nolenti, dipendono i destini di tutti noi. Le domande che mi pongo sono: quale politica? quali politici?
Personalmente ritengo che la politica non possa essere considerata “un lavoro” o “una professione”, ma bensì un servizio verso gli altri, con la ferma e determinata volontà di cercare di migliorare la vita sociale, lavorativa e culturale di chi verrà dopo di noi.
I cosiddetti “professionisti della politica”, di cui oggi si sente molto parlare, sono coloro che riescono a trasformare la politica in mera gestione del potere e degli affari; in poche parole ciò di cui non abbiamo bisogno. La politica deve riprendersi il ruolo che gli spetta, le battaglie politiche devono essere fatte con alla base solidi principi ed ideali, non in base allo spread, all’andamento di qualsivoglia indice economico e/o finanziario o peggio a scelte opportunistiche e carrieristiche.
Personalmente ritengo che oggi più di ieri l’ideologia e la cultura del “Socialismo liberale” sia l’unica strada maestra che un centro-sinistra del XXI secolo deve intraprendere. Il socialista Carlo Rosselli affermava: “Il socialismo è liberalismo in azione, è libertà che si fa per la povera gente”. Personalmente non ritengo che l’attuale centro-sinistra italiano abbia alla base radici e valori identificabili nella cultuale del socialismo liberale. Questo è il vero, unico e grande problema della sinistra italiana.
L’ultimo politico italiano, forse europeo, che ha rilanciato il Socialismo liberale è stato Bettino Craxi. Fu proprio la linea politica di Craxi, ovvero quella del Socialismo liberale, ad essere sconfitta dalla triste vicenda di mani pulite.
Tale sconfitta purtroppo non ha determinato solo la fine politica di Craxi e del Socialismo liberale, ma bensì di tutta la Sinistra italiana. Dopo la caduta del muro di Berlino il carismatico leader socialista ritiene che siano ormai maturi i tempi per la costituzione di un grande partito della sinistra italiana, e propone ai comunisti di ricucire l’Unità Socialista.
Purtroppo, alla grande lungimiranza politica e culturale di Craxi fa da contraltare una triste miopia dell’allora classe dirigente comunista, la quale sin dal primo dopo guerra ha sempre cercato un rapporto privilegiato con il mondo cattolico e conservatore. Da qui, e non credo sia un caso, le vicende di mani pulite hanno consegnato all’Italia ed agli italiani un nuovo scenario politico, il polo berlusconiano ed il Partito Democratico connotato da una forte identità catto-comunista.
Rivalutare e divulgare la figura politica di Craxi e la cultura del Socialismo liberale credo sia utile a tutti noi. In questi giorni sto leggendo il libro “Io parlo, e continuerò a parlare”, una raccolta di alcuni scritti del leader socialista nel periodo del suo esilio tunisino. Di seguito riporto un estratto che credo possa essere utile a capire il modo in cui alcuni si salvarono da tangentopoli.
“[…] Nell’anno della caduta del muro, nel 1989, venne varata dal Parlamento italiano una amnistia con la quale si cancellavano i reati di finanziamento illegale commessi sino ad allora. La legge venne approvata in tutta fretta e alla chetichella. Non fu neppure richiesta la discussione in aula.
Le Commissioni, in sede legislativa, evidentemente senza opposizioni o comunque senza opposizioni rumorose, diedero vita, maggioranza e comunisti d’amore e d’accordo, a un vero e proprio colpo di spugna. […] Sul sistema di finanziamento illegale dei partiti e delle attività politiche, in funzione dal dopoguerra, e adottato da tutti anche in violazione della legge sul finanziamento dei partiti entrata in vigore nel 1974, veniva posto un coperchio”.

Daniele Cavaleiro – Cronaca Eugubina

gennaio 2016

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